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UN'ESPERIENZA DI "ILLUMINAZIONE" - Terry Murphy

Terry Murphy in Yahoo SufiMystic

Fu nel 1969. Ero un giovane marinaio che lavorava in un piccolo sito di trasmissioni, a Leeward Ohau; le trasmittenti devono essere fisicamente distanti dalle riceventi, e quindi in genere sono in posti un po’ fuori mano…Io ero un sottufficiale di marina, impiegato in una base di circa 100 ufficiali e uomini…come tutti sanno quelli che hanno letto Catch 22, è l’impiegato della base che fa veramente funzionare i servizi armati…gli ufficiali venivano letteralmente col cappello in mano per chiedere dei favori…potevo chiamare qualunque base americana nel mondo e farmi spedire delle ordinazioni, come avrei fatto anche per qualunque impiegato della base.

Vivevo in un appartamento fuori dalla base con alcuni ragazzi (prima che Carol venisse a vivere con me). Ero seduto alla tavola della cucina, da solo, guardando fuori dalla porta a vetri verso una duna erbosa che separava gli appartamenti dalla Baia di Pokai, una bellissima spiaggetta proprio al di là della duna. Ero da solo perché ultimamente ero depresso e gli altri ragazzi tendevano ad evitarmi. Avevo letto dei libri sulla alienazione (Colin Wilson “The outsider”) e l’Esistenzialismo (Camus “Lo straniero”, e “La nausea” di Sartre) che sembravano descrivere molto bene la mia condizione.

Non avevo mai letto nulla di religione perché avevo scoperto che i  predicatori non sapevano proprio nulla e che la cosiddetta “fede” era un’assurdità.

Quando, a tredici anni, avevo dimostrato con soddisfazione che Dio non mi avrebbe colpito a morte per qualunque cosa avessi detto, conclusi che era tutto una superstizione. I rituali, i costumi…era tutto un gioco, e senza significato. Così non mi era capitato di studiare religione ma ero attratto dalla filosofia, cominciavo a pensare per conto mio e a realizzare che le idee che avevo preso dai miei genitori come garantite avevano poco a che fare con le mie inclinazioni…

Così, sedendo al tavolo della cucina, fissando la duna erbosa, il mio pensare diventava sempre più lento e più lento…sentii un potente senso di assenza di significato nella vita; non solo nella mia vita, ma in ogni cosa. Nulla aveva un significato intrinseco , e lo trovavo molto deprimente. Mi concentrai sulla mancanza di significato…sentivo che non solo “tutto” era senza significato, ma anche che ogni singola cosa lo era. Sentivo che avrei potuto estendermi fuori e distruggere quel cespuglio sulla duna, per esempio, potevo farlo scomparire, perché non aveva  significato… e qualora l’avessi fatto dietro al cespuglio ci sarebbe stato un’altra assenza di significato, un vuoto…un…la parola “vuoto” infine mi arrivò e “vidi” l’impossibile, il Vuoto, nero più di qualunque nero, totalmente al di là di ogni descrizione.

In questo modo mi protesi e toccai il Terreno dell’essere, e all’improvviso la mia depressione si ribaltò. Dall’essere totalmente infelice mi sentii improvvisamente così profondamente felice come uno può essere. C’era una sensazione di paura mentre realizzavo che “io” potevo dipingere l’universo, inerentemente senza significato, dei colori che volevo, che potevo vedere quello che volevo vedere, e che non importava nulla quello che gli altri potevano pensare di me o quello che vedevo. Sapevo che gli ‘altri’ *non esistevano*, che c’era solo questa Cosa Unica.

Uscii dalla casa verso la duna e *sentii* l’altra solidità dell’universo, che l’aria era solida contro il mio corpo, e il terreno e il cielo…la luce del sole era continua e solida tra me e il sole, tutto era denso di essere e completamente connesso, solo *forme*, linee invisibili e inesistenti, separavano una cosa apparente dall’altra.

Questo sapere che ero continuo in modo solido e denso con l’universo mi rese estatico.

Sapevo che stavo rinunciando agli amici, e questo era un po’ un dispiacere, un brivido di paura…sapevo che lasciarmi andare al flusso dell’amore cosmico mi avrebbe lasciato completamente solo per il resto della vita… Pensai per un attimo di tornare indietro…no, era tutto sofferenza e miseria…avrei volentieri sacrificato la mia individualità per rimanere in questa estasi…

Questo è tutto quello che mi sarei ricordato, ma il periodo di estasi deve essere durato più o meno sei settimane. Il mio lavoro andava bene, quindi dovevo aver avuto abbastanza memoria da eseguire i miei compiti. Da quello che mi hanno detto dopo parlavo solo di come tutto fosse perfetto, e di come non ci fosse niente di cui lamentarsi o desiderare che fosse diverso.Tutto era meraviglioso, etc, etc, malgrado ci fosse una guerra in corso.

La prima cosa che mi ricordo, come stato di “coscienza ordinaria”, era un mio amico che mi diceva “E’ facile per te dirlo, ma il resto di noi non sente così”. Mi resi all’improvviso conto che tutto quello che dicevo non era assimilabile dalla gente a cui lo dicevo. Non avevano la mia stessa consapevolezza, anche se loro e io eravamo Uno. Quando parlai ai miei amici di quello che avevo passato uno di loro mi disse “devi essere Dio allora”. Lo rassicurai prontamente che ognuno di noi era Dio, che lui era lo stesso di me rispetto alla spiritualità. lo sapevo istintivamente…..