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CHI DECIDE? - Adyashanti

Partecipante: Sono in uno stato di confusione e molto smarrita, anche se in realtà va bene. La domanda che ho oggi per te riguarda il prendere delle decisioni  Sembra che ci siano un sacco di fattori che affiorano riguardo il decidere.... Ecco ho una grande difficoltà a prendere delle decisioni, o fare delle scelte…
Adya: Sarà più difficile adesso di prima. La ragione è che le cose su cui prima basavi le decisioni sono quelle cose che sono stata spazzate via (dal risveglio).
P.: Esattamente e comunque non funzionavano.
A: Quindi non hai perso molto.
P: Ma sembra che il dover prendere delle decisioni continui.
A: Naturalmente, sembra così, e quindi sembra che tu prenda delle decisioni. (risate nel pubblico) In realtà sembra soltanto che tu le prenda, non le hai mai prese. Non lo farai adesso più di quanto tu lo abbia fatto in passato. Ma nell’apparenza delle cose (ci piace sapere che cosa facciamo nell’apparenza delle cose), ci piace illuderci nella convinzione di sapere quello che stiamo facendo, che lo stiamo facendo correttamente e così via.
P: Sì ma bisogna avere un senso di non aver nessun coinvolgimento in quello che sta accadendo, come se sapessi che non sto facendo nulla, semplicemente quello che accade si è manifestato. C’è in questo un senso di solitudine, un voler sentirsi connessi, non so bene che cosa sia….mi capisci?
A: Sì capisco, ma occupiamoci prima del tema del prendere delle decisioni.     La Vastità che noi siamo si muove semplicemente nel modo più ovvio. Non è la stessa cosa che prendere una decisione, ma quello che ti confonde è che la  tua coscienza si muove in una dimensione dove il prendere decisioni non è più una cosa valida, non è più il paradigma da cui ti muovi. Ma continuiamo a trascinarci in questo paradigma perché non conosciamo nient’altro e senti “Su che cosa mi baso per una decisione quando non c’è niente su cui basarmi?” “Che cosa voglio?” veramente non voglio nulla, “Che cosa desidero?” in realtà non hai desideri. E’ una cosa così?
P: sì tipo così o piuttosto c’è qualcosa di grande in me che vuole venire liberato, che vuole uscire fuori.
A: Questo è il prossimo passo. Prima di tutto dobbiamo stabilire che il vecchio modo non funziona più. Tentare di prendere una decisione o sapere quale decisione prendere è un vecchio paradigma, la tua coscienza è andata oltre, ma la tua mente è un po’ lenta nel mettersi in pari, ed è così per la maggior parte di noi. La nostra coscienza si muove in quel modo e la mente interviene chiedendosi “che diavolo sta succedendo?, ogni cosa è diversa, dove sono i miei desideri?” perché la mente continua a guardare col vecchio sistema di riferimento e fino a quando fa così può oscurare come le cose possano funzionare adesso. Perché adesso il vecchio paradigma su cui basavi il prendere decisioni sta scomparendo ed è totalmente non esistente dove stai andando.
Quando ti rendi conto di questo e smetti di cercare di guardare le cose col vecchio paradigma, quando lo lasci andare e smetti di cercare di risolvere il problema attuale c’è un sapere che nasce nel momento e dice “in quella direzione”. Non è una decisione, non è che guardi alle varie possibilità, quando il vecchio modo è lasciato andare, nel momento in cui è veramente abbandonato, in cui non cerchi più di decidere, di sapere che cosa fare, all’improvviso: “in quella direzione, in quel modo”, e non c’è nessuna ragione per quello, non è perché tu vuoi andare in quella direzione. Non è basato su desideri, ragioni, volere; la mente può entrare a chiedere “perché in quella direzione?” “come lo so? Perché quella direzione è la direzione giusta”.
Nella nuova dimensione tutte queste domande non hanno più senso. Non ti viene più una risposta, è finita. Ed è per questo che le risposte vengono. La tua mente fa domande che non esistono dove si trova ora la tua coscienza.
P: sì è così, ma c’è la componente di azione, c’è…
A: è possibile vedere la direzione da prendere e l’azione come un solo movimento mentre c’è l’apparenza di una tua capacità di andare o non andare in quella direzione. Semplicemente vai in quella direzione e ne scopri poi la ‘ragione’. Non viene risposto con un concetto, ma invece viene risposto mentre stai camminando in quella direzione. Essere d’accordo nel seguirla è molto utile, anzi è assolutamente necessario. E si lega a quello che dicevi prima: c’è qualcosa che vuole esprimersi, uscir fuori, senti che ancora non sta uscendo. Lo farà, è come essere incinta..
P: sì mi sento proprio così, in realtà come una specie di ostetrica.
A: Quando cominci a muoverti in questi nuovi modi di essere riguardo alle decisioni, è l’attività del risveglio. Il risveglio è una rivelazione, la verità, ma poi c’è l’altro lato del risveglio che è l’attività e quello non arriva in modo istantaneo. Ci inciampi barcollando pian piano dentro. Quando smetti di prendere decisioni a un certo punto diventa ovvia la direzione da seguire e tu dici semplicemente di sì e ti muovi in quella direzione che tu lo voglia o meno. Le cose cominciano ad aprirsi in questa direzione, da visione risvegliata a funzionamento risvegliato, e quando lo hai fatto abbastanza, quando la parte che riguarda l’attività si fa più chiara, quello che voleva nascere può nascere.
La rivelazione del risveglio non è che il primo passo, la porta. Il fatto che conosciamo la natura suprema di quello che siamo, della Realtà, non è la cosa importante, quello che è veramente importante è quello che vuole nascere. L’illuminazione deve accadere perché possa nascere e manifestarsi. E’ questa l’importanza del risveglio, non è mai stata la nostra piccola esperienza di essere liberi e felici, ma quello di cui ci ritroviamo incinti.
Da: Il Tessuto della Realtà
Commento: Wei wu-wei, "l’azione nell’inazione" o "l’inazione nell’azione " segna il passaggio da un risveglio “statico” (e talvolta e-statico) al risveglio funzionale. La discesa della coscienza risvegliata nell’azione con la dislocazione del centro che decide (e conseguente cambio del paradigma di cui parla Adyashanti) . Essendo questo il modo di funzionare “naturale” il disorientamento passa con un nuovo accresciuto senso di meraviglia e di gratitudine. Mentre l’immagine di sé nella mente continua nel suo processo di rilassamento rilasciando il potere che tratteneva, l’anima continua nella guarigione che è il processo graduale in cui si disvela la realtà illusoria.