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NON C'E NESSUN ALTRO - Adyashanti

Nel cuore delle relazioni.
Risvegliarsi alla verità dell’Unità perfetta significa risvegliarsi dal sogno che ci siano un sé personale ed altre persone, alla realizzazione che non c’è nessun altro. Molti ricercatori spirituali hanno avuto brevi visioni dell’unità assoluta di tutta l’esistenza, ma pochi sono capaci o vogliono vivere all’altezza delle tante implicazioni inerenti a quella rivelazione.

La rivelazione dell’unità perfetta, che non c’è nessun altro, è una realizzazione dell’impersonalità fondamentale di quello che sembra essere così personale. Applicare questa realizzazione all’arena delle relazioni personali, è qualcosa che la maggior parte trova molto impegnativo, ed è la prima ragione per cui molti ricercatori non arrivano mai a dimorare completamente nella libertà del Sé Assoluto.
Inerente alla realizzazione dell’unità perfetta c’è la realizzazione che non c’è alcun me personale, alcun’altra persona, e quindi nessun rapporto personale. Affrontare le implicazioni impegnative di questa sorprendente realizzazione è qualcosa che solo pochi sono disponibili a fare. Perché realizzare la vera impersonalità di tutto quello che sembra così personale mette in discussione ogni aspetto dell’illusione di un sé personale separato. Mette in discussione tutta la struttura dei rapporti personali che nascono da bisogni, desideri e aspettative. E’ in quest’arena delle relazioni personali che si attacca più tenacemente l’illusione di un sé separato. Infatti non c’è nulla che svia di più i ricercatori spirituali dell’aggrapparsi ai rapporti personali.

La rivelazione dell’unità perfetta rivela la vera impersonalità di tutti i rapporti. L’ego interpreta sempre “impersonale” come se significasse freddo, distante, e distaccato. Tuttavia “impersonale” significa semplicemente non personale, o vuoto di un me separato e di un te separato. La mente non può comprendere un rapporto senza due entità separate. Proprio come il carattere di un sogno non può capire che tutti gli altri caratteri del sogno sono soltanto manifestazioni dello stesso sognatore. Tuttavia quando il sognatore si risveglia capisce istantaneamente che l’intero sogno e tutti i suoi caratteri non erano altro che proiezioni del suo sé. Nel sogno c’è l’apparenza di entità personali separate in rapporto tra loro, ma al risveglio uno capisce che la sorgente di tutte le apparenze è il Sé impersonale (non-separato).

Porsi profondamente l’interrogativo: “Chi è l’altro?” può portare all’esperienza diretta che l’altro non è che il proprio Sé, che di fatto non esiste nessun altro. Tuttavia ho visto che per molti ricercatori, anche questa rivelazione esperienziale diretta non è sufficiente a trasformare il doloroso modo personale con cui si relazionano. E’ nel vivere quotidianamente queste implicazioni che la maggior parte dei ricercatori fallisce. Perché? Perché, in fondo, la maggior parte delle persone vuole rimanere separata e in controllo. In parole semplici la maggior parte delle persone vuole continuare a sognare che sono speciali e unici, e separati, più di quanto voglia risvegliarsi alla perfetta Unità di un Ignoto che non lascia spazio per alcuna separazione dal Tutto. Queste implicazioni sono sempre una minaccia per il senso di un sé separato, o ego.

Le implicazioni di questa realizzazione rivelano che, per manifestare quell’unità nel mondo relativo, uno deve rinunciare al sogno di essere un sé separato che cerca di ottenere qualcosa attraverso i rapporti con gli altri. Infatti sembra che i rapporti personali accadano nel mondo relativo, ma, in realtà, tutte le apparenze nascono come manifestazioni temporanee di un tutto unificato. Nel mondo relativo queste apparenze sono in rapporto, ma non come entità separate. Piuttosto sono il gioco di un solo Sé che si proietta come entità apparenti in rapporto tra di loro.
Quando ti risvegli veramente e assolutamente a questo fatto e comprendi le implicazioni soverchianti di questo risveglio, avrai la continua esperienza che tutte queste relazioni apparentemente personali non sono altro che il gioco del tuo Sé. Il realizzare che il me personale è un’illusione nata da una falsa identificazione con il corpo, i pensieri, e le emozioni, porta a un senso di libertà profondo.

Questa è, fondamentalmente, la realizzazione del vuoto, di quello che non sei. Ma, contenuta dentro la realizzazione del vuoto (il senza forma), c’è anche la realizzazione di quello che tu SEI. Nel senso più assoluto tu SEI questo vuoto cosciente che è la sorgente di tutte le apparenze (esistenza). Ma sei anche le apparenze. Non solo quella parte delle apparenze chiamata “me”, ma l’insieme di tutte le apparenze. Questa è la sfida, lasciare che la tua visione diventi così vasta che la tua identità scompare. Allora realizzerai che non c’è nessun altro e che non c’è niente di personale che stia accadendo.
Una tale realizzazione sarà vista con contrarietà dall’ego, mentre in realtà è la nascita dell’amore vero. Un amore libero da tutti i confini e dalla paura. Per l’ego un tale amore incontaminato è insopportabile nella sua intimità. Quando non ci sono confini chiari e niente da guadagnare, l’ego diventa disinteressato, arrabbiato o spaventato. In un amore dove non c’è l’altro, non c’è dove nascondersi, nessuno da controllare, e niente da guadagnare. E’ il venire insieme delle apparenze nella bellissima danza del Sé chiamata Amore.

Per il ricercatore sincero non è sufficiente una intuizione passeggera di questa possibilità. Se sei sincero troverai dentro di te la forza di andare molto al di là di qualunque breve intuizione. Troverai dentro il tuo Sé il coraggio di lasciar andare il conosciuto e tuffarti profondamente nel cuore Ignoto di un Mistero che ti sta chiamando.

Tirare via la sedia
da sotto la tua mente
e guardarti cadere su Dio
che altro c'è da fare per Hafiz
di più divertente al mondo!


"Tirare via la sedia", Hafiz da: “I heard God Laughing” Versione di Daniel Ladinsky

Commento: non è che l'altro scompaia veramente ai tuoi occhi ma, adesso è chiaro, non puoi vederlo diversamente da come vedi te stesso. E quando non ti trovi più come avviene in "Presenza alla propria Assenza" , ecco che anche il senso dell'altro scompare in questa Presenza. Coscienza-senza-oggetto che emerge quando il rumore della mente si abbassa, più facilmente se rimani immobile, ad occhi chiusi. Riaperti gli occhi e ripresa l'attività del vivere,  quello che rimane è, visivamente,  l'ologramma che  la tua mente parallela, sub-personale continua a riprodurre, come per tutta la realtà proiettata là fuori. Ologramma che viene materializzato dagli altri sensi della coscienza.
Questo stato di crescente "impersonalità" di tutto ciò che fai apre paradossalmente la porta a una intimità ancora maggiore con il mistero e la preziosità di ciò che è.  E questo è altamente "personale", è gioia grande della tua anima, di chi ne fa esperienza. Libero da ruoli e relazioni gli stessi sono finalmente vissuti totalmente! Personale e impersonale sono le due sponde che "trattengono" ancora per un pò il fiume di questa nostra vita. D.