Il genere di insegnamento che offro inizialmente
è focalizzato sulla scoperta della tua vera natura, di chi o cosa sei
veramente. Il motivo è che questo elimina tanti aspetti dell’ego e le
strategie spirituali con cui l’ego, il sé, usa la spiritualità per
preservare se stesso. Infatti puoi ritrovarti, senza saperlo, in un
processo di spiritualizzazione dell’ego invece che risvegliarti alla tua
vera natura.
La
spiritualità può servire molti scopi diversi. Quando ti impegni con un
insegnamento come il mio che fin dall’inizio si focalizza su chi sei
veramente, ti coinvolgi con qualcosa che ha uno scopo e un intenzione
molto precisa. Questo approccio ha un certo potere perché ti focalizza
su una cosa sola, sei molto focalizzato e concentrato. E’ pertanto molto
comune per le persone che si impegnano nel mio insegnamento avere una
diretta intuizione esperienziale di quello che è la loro vera natura.
Molte
persone giungono alla spiritualità perché hanno avuto qualche momento
di chiarezza spirituale, qualche intuizione, qualche esperienza di
risveglio. Non tutte le esperienze spirituali sono di risveglio, anzi la maggior parte delle esperienze spirituali non lo sono.
Ma, se è stato genuina questa penetrazione nella tua vera natura,
questo riconoscimento che il tuo vero essere non è definito dal
contenuto della mente, da memorie, passato, strutture dell’ego, della
personalità, anche in questa apertura iniziale ci possono essere differenze grandissime.
Per alcuni è una visione momentanea come l’apertura dell’obbiettivo di
una macchina fotografica, che si apre e si richiude molto velocemente,
per altri l’apertura può rimanere aperta per un po’, alcuni giorni,
alcune settimane, alcuni mesi, alcuni anni, non è prevedibile.
Identità vuota del sé .
Per
la maggior parte delle persone questa apertura si richiude o quanto
meno si restringe. Il risveglio, sembra che debba rimanere lì per sempre
perché quando si penetra nella Realtà, la Realtà è quello che sempre è
ed è così ovvia che ci si sente come se debba sempre rimanere lì, che
non la perderai più di vista. Ma per la maggioranza delle persone l’apertura
si chiuderà e la tendenza della mente sarà di cercare di recuperare
spazio da questi momenti di chiarezza spirituale. Questo riappropriarsi è
un movimento del sé, del falso sé, un sé che non ha una realtà fondamentale.
Quello
che chiamiamo sé o ego non è un qualcosa che ha una vera solidità, una
vera esistenza, la sua esistenza è totalmente effimera, è creato dalla
mente, da configurazioni mentali, da veloci movimenti del pensiero, da
sensazioni, memorie e da un certo tipo di natura riflessiva della
coscienza di esser sempre rivolta su se stessa e di riflettere su di sé.
C’è
qualcosa riguardo allo ‘sviluppo spirituale’ che sembra molto
contraddittorio. Ci sono due fenomeni che accadono spesso: il primo è
l’avere un’intuizione profonda della natura del proprio essere, un
vedere che quello che sei non è definito dal sé- nella mente, nel corpo
emozionale non c’è veramente un sé. Se guardi con attenzione, dietro al
pensiero non c’è alcun sé, non c’è alcun me, dietro alle immagini non
c’è, letteralmente, nulla. E questo in parecchie persone può creare
paura. Non si sono ancora realmente risvegliati ma solo averne un
assaggio crea paura. L’unica cosa che può sentire paura è il sé perché
il sé letteralmente non può immaginare nulla che sia al di là di sé.
Ciò
che si viene a scoprire andando oltre è che tu non sei una cosa
mentale, né una cosa fisica, e che, anche se pensieri e fisicità saranno
presenti nell’esperienza, non definiscono chi sei. Inizialmente scopri
di essere come un vasto spazio, un campo di coscienza, di
consapevolezza in cui sorgono i pensieri, le sensazioni, il corpo, le
immagini.
Il sé come movimento
Naturalmente anche definirsi così ha i suoi limiti e la mente tende a impadronirsi anche di questo vasto campo di coscienza e trasformarlo in una nuova identità.
Dunque durante un momento di chiarezza spirituale realizzerete di non
essere niente di quello che pensavate di essere, ma di essere al di là
del sé. Ma prima o poi il sé ritornerà, sia che sia reale sia che non lo
sia, e quando ritornerà tenderete a pensare di aver perso qualcosa e
molti resisteranno a questo ritornare del sé, dell’ego, perché ci si
sente molto più contratti, limitati. Il sé è un verbo (funzionamento, un fare, D.), è questa configurazione
in movimento di pensieri, condizionamenti, memorie, volontà, in
movimento molto veloce. Deve continuare a muoversi perché se non c’è
movimento non c’è un sé, come nei momenti di sonno profondo senza sogni, dove non c’è movimento della mente.
Dunque il sé in definitiva è un’illusione, non ha una sua natura intrinseca, ma dopo una breve rivelazione ritornerà e ci sarà spesso un movimento tipo yo-yo o di apertura-chiusura, tra identificazione con un sé e assenza di sé.
Anche se il sé è in ultima analisi illusorio, perché non è che un movimento della mente, una dimensione della spiritualità, una parte molto importante, è quando il sé si armonizza con l’esistenza. Nel misticismo si direbbe che il sé entra in unione con Dio, questo spazio assolutamente immobile, molto quieto, un campo di immobilità,
quiete e coscienza. Parte del disvelamento spirituale è il sé che entra
in unione con questa immobilità - in genere gradualmente, lasciando
andare la volontà del sé che è quella cosa dentro che spesso è in
opposizione a quello che è. Quello che è è ciò che sta accadendo in
questo momento, l’interezza di questo momento. Il sé è spesso in
opposizione, spesso giudica quello che è, gli resiste, oppure afferra
quello che è quando pensa possa essere vantaggioso, tutto questo è
quello che definisco la volontà del sé ‘voglio questo, non voglio
questo’, e anche quando mi attacco a un’esperienza spirituale ciò che si
attacca è il sé illusorio.
La contraddizione è che il
sé, in definitiva, non esiste come una cosa in sè, ma certamente esiste
come un movimento che cerca di esercitare una volontà, esercitare i
suoi voleri e desideri e le sue avversioni. Il sé e l’ego cercano
continuamente di essere in controllo dell’esistenza, di se stessi, degli
altri, ma non hanno questo controllo perché non hanno in sé
un’esistenza autonoma, indipendente. Qualcosa che non esiste in modo
autonomo non può avere controllo, può cercare di esercitarlo ma
continuerà a non averlo.
L’esperienza del sé unificato
Il lasciar andare la propria volontà porta all’unione con l’esistenza,
non solo nel senso di tutta la vita attorno a te, quello che sta
accadendo, che tu lo voglia o meno, ma porta anche all’unione con
l’immobilità interiore, il campo di coscienza.
E’
paradossale che, anche se non c’è un sé intrinseco, un sé dotato di
auto-natura, di propria esistenza indipendente, tuttavia, come parte
dello sviluppo spirituale della maggior parte delle persone ci sarà
questo movimento del sé, anche nel senso di ego, di entrare in unione
con l’Impulso Divino, in unione con il “Così Com’è” (ipseità, D.)
dell’esistenza- un’esperienza di grande fluire. Quando tutto sembra
fluire liberamente e le cose funzionano e, se anche non funzionano, uno
fluisce lo stesso anche allora. Questo fluire è quando il sé, l’ego, si
sono uniti con il “Così com’è” della vita, un’esperienza di fluire, di
rilassamento, di facilità, e una certa qualità di pace e di felicità.
Per la maggior parte della gente che incontro è questo che stanno
veramente cercando, non stanno necessariamente cercando la Realtà
Suprema, ma piuttosto questa esperienza di grande fluire, di pace e di
felicità e un senso di benessere. Naturalmente puoi volere queste
cose perché sono tutte qualità positive, che ispirano e le desideri, te
ne senti attratto.
Il sé sembra scomparire senza scomparire veramente: il movimento del sé diventa in totale armonia con l’esistenza così com’è, non sembra quasi che sia lì per niente, senti come se non ci fosse un sé, ma è in realtà un sé unificato.
La vera scomparsa del sè
Invece,
l’esperienza del sé che scompare, letteralmente, è un qualcosa che è al
di là dell’unione, al di là del fluire, dell’avere un’esperienza
positiva. In genere scompare per un momento e poi ritorna, scompare
per un altro momento e poi ritorna e sicuramente quando sei in unione è
più facile che scompaia. Non è semplicemente un vedere la natura
fittizia del sé, è al di là del vedere, dell’intuizione, del vedere che
non è quello che sono realmente. E’ una scomparsa totale del sé.
Il sé non è proprio la stessa cosa che l’ego, che è il personaggio in costume (il soggetto in scena, D.). Il sé è la modalità in cui la coscienza si auto-riferisce (“auto-consapevolezza, auto-referenza” nel linguaggio della Classe, D.):
“cosa penso di questo, cosa penso di quello, qual è la mia opinione,
com’è questo per me”, sono tutti modi in cui il sé si auto-riflette,
facendo come una svolta a U sulle sue immagini e i suoi pensieri, i suoi
desideri e le sue avversioni. Immaginate che questa svolta a U
semplicemente si fermi….
Nella
maggior parte dei momenti di risveglio si ha una realizzazione della
falsità del sé, lo vede come un miraggio creato spontaneamente dal
corpo-mente, ma il sé può ancora essere funzionante e in genere lo è.
Chi
ha avuto un profondo risveglio, anche se si è risvegliato al di là del
sé, non avendo un contesto preciso, non si rende conto che non vuol dire
che sia scomparso. Ed è una parte importante del processo che il sé che
è ancora lì, che sia reale o un’illusione, venga ad unirsi, a essere
uno con quello che è, col Principio Divino. Quindi l’aver visto la natura illusoria del sé, non esaurisce l’aver a che fare con il sé dopo il risveglio (Riconoscimento, D.), in genere anche per un certo numero di anni.
Anzi, se non si capisce l’importanza del fatto che il sé, illusorio o
meno, entri in unione con l’esistenza, verrà a mancare una parte
importante dello sviluppo spirituale.
Razionalmente non ha molto senso dire così, in ultima analisi non deve essere così (non deve “entrare in unione”): se riesci a vedere attraverso di te completamente allora non solo il movimento ma l’intero meccanismo del sé cadrà via.
Adyashanti radiowebcast 1 dicembre 2010
Commento:
il cammino dopo il Riconoscimento porta cambiamenti radicali per la
mente. La mente ordinaria (lineare) continua ad auto-riferirsi tutto
quanto appare nel momento. Il commentare della auto-consapevolezza può
continuare anche senza l’evidenza di un ego attivo, anche dopo il
Riconoscimento. Quando questo movimento della mente cessa è il momento
in cui la Verità prende il centro della scena, esplorandosi attraverso
questo corpo-mente, il momento del Risveglio. La liberazione della mente
è liberazione dalla mente. Si esce dall’esperienza della vita come
personale, “mia”, e torna a prevalere l’impersonalità di ciò che è,
anche se rimane sempre, paradossalmente, intima.